L’amato cantante e bassista di una band pop-rock e diventata celebre già all’indomani del liceo, è scomparso a soli 40 anni lasciando un vuoto profondo nel mondo della musica indipendente americana. La morte improvvisa di Justin Baren ha colpito non solo i fan dei The Redwalls ma anche un’intera comunità che ne aveva seguito la crescita artistica fin dai primi passi. La notizia, circolata inizialmente tra i musicisti dell’area di Chicago, ha presto catturato l’attenzione della stampa locale e internazionale per la giovane età del bassista e per il valore che aveva avuto nella storia della band.
La famiglia ha scelto il silenzio sulle cause della morte, mantenendo un riserbo totale su quanto accaduto. A parlare è stato però suo padre, Martin Baren, che ha dichiarato al Chicago Sun-Times che il figlio è morto “serenamente”. Parole che non cancellano il dolore, ma restituiscono almeno un’immagine di pace negli ultimi istanti del musicista. A unirsi al cordoglio sono stati anche i suoi compagni di sempre, i The Redwalls, che in una lunga dichiarazione hanno ricordato il cuore pulsante della band: “Justin era una parte essenziale dei Redwalls”. E ancora: “La sua energia, il suo intuito e la sua musicalità spontanea hanno contribuito a plasmare chi eravamo. Non solo come band, ma come un gruppo di ragazzi che cercavano di creare qualcosa di significativo insieme”.
Il cantante morto a 40 anni: l’annuncio del papà e della band
Per comprendere l’intensità di questo legame bisogna tornare alle origini, quando un giovanissimo Justin cresceva a Deerfield, tranquillo sobborgo dell’Illinois. In quegli anni il suo amore per la musica si innestava soprattutto sui suoni della British Invasion degli anni Sessanta, un universo artistico fatto di Beatles, Kinks e Rolling Stones. Quei nomi, lontani nel tempo ma vicinissimi al suo talento in formazione, alimentarono una passione che presto sarebbe diventata un progetto concreto. Non a caso Justin e suo fratello maggiore, Logan, oggi 43enne, decisero di trasformare quell’ossessione in una band durante gli anni della Deerfield High School.
Fu così che nel 2001 nacquero i The Pages, embrione di ciò che sarebbe diventato un gruppo capace di lasciare un solco nella scena pop-rock di Chicago. Justin iniziò come cantante e chitarrista, Logan come bassista, mentre gli amici Andrew Langer e Jordan Kozer completavano la formazione su chitarra e batteria. Due anni dopo, il cambio di nome in The Redwalls segnò l’inizio di una nuova fase, più intensa e travolgente. I concerti nell’area di Chicago si moltiplicarono e il primo album, Universal Blues, pubblicato con la Undertow Music, iniziò a far circolare il nome della band tra pubblico e addetti ai lavori.
È nella fase successiva che i Redwalls compirono un salto che pochi gruppi adolescenti riescono anche solo a immaginare. Prima ancora di finire il liceo, Justin e Logan volarono a Los Angeles per firmare un contratto con la Capitol Records, la stessa etichetta americana che aveva rappresentato i Beatles. Da quel momento la loro carriera decollò davvero. Nel 2005 arrivò De Nova, primo album con una major, accompagnato dall’esibizione televisiva del singolo “Thank You” al Conan O’Brien Show. Subito dopo, e quasi come in un sogno, i Redwalls partirono in tournée con gli Oasis, aprendo i loro concerti negli Stati Uniti e in Europa.
A ricordare oggi quei momenti è anche Jordan Kozer, storico batterista della formazione iniziale, che ha raccontato quanto Justin fosse unico sul palco: “[Justin] era un ragazzo piccolo che aveva una grande energia su quel basso”. E ancora: “Il suo tono e il suo groove erano davvero solidi. Non era un musicista istruito, ma suonava più forte di qualsiasi altra band con cui abbia mai suonato”. Dopo il terzo album, come spesso accade, il gruppo cominciò a sgretolarsi: Langer e Greeno lasciarono, Logan si trasferì in Wyoming e Justin in Florida, dove continuò a scrivere musica pur mantenendosi con altri lavori.
Quella parentesi però non segnò la fine della storia. All’inizio del 2025, Baren aveva infatti deciso di tornare a registrare. Secondo quanto riportato, era “davvero emozionato”, sostenuto da un rinnovato entusiasmo creativo e da un nuovo progetto che stava riunendo lui, Logan e Ben Greeno. Si parlava di rilanciare i Redwalls, di dare nuova vita alle registrazioni di oltre dieci anni prima e di aggiungere tre inediti. Justin stava perfino per trasferirsi a Denver per essere più vicino al resto della band. Il nuovo manager, Ryan Manda, ha confermato che il lavoro proseguirà e che l’album in arrivo servirà a “onorare, rispettare ed elevare la memoria [di Justin]”.
La notizia della sua morte ha scosso profondamente la comunità musicale e i fan, che sui social hanno ricordato Baren con parole intrise di affetto e nostalgia. “Anche più di 20 anni fa, irradiava energia, intuizione e musicalità pura. Era una gioia guardarlo”, ha scritto un uomo commentando il post ufficiale dei Redwalls. Un altro ha confessato il colpo emotivo della notizia: “È come un coltello che taglia dritto nelle viscere. Incredibile. Ascolto ancora la loro musica di tanto in tanto e vedere i fratelli insieme creare nuova musica è stato emozionante”. E c’è chi, più semplicemente, ha voluto trattenere un frammento della sua essenza: “Ricorderò sempre Justin come un’anima gentile, premurosa e creativa”.
Un’eredità artistica che oggi torna a brillare attraverso i ricordi, le canzoni e il progetto che sopravviverà alla sua voce. Un’eredità che i Redwalls, e il loro pubblico, custodiranno come una pagina preziosa della scena musicale americana.